I l cimitero degli eroi ad Aquileia” e “la sinagoga di Gorizia” sono stati quest’anno i due appuntamenti promossi da Concordia et pax l’associazione italo slovena che propone ogni anno “sentieri di memoria e di riconciliazione - Poti spomina in sprave”. Il direttivo ha voluto, nell’antivigilia del centenario della grande guerra, sostare ad Aquileia presso il cimitero posto dietro alla Basilica teodosiana, esemplare sito realizzato già nel 1915 ed anticipatore della costruzione di cimiteri militari e ossari, divenuti successivamente luogo della memoria e soprattutto testimoni delle onoranze ai caduti e luogo di incontro. L’appuntamento è iniziato con un riferimento al Concilio ecumenico Vaticano II che, nella costituzione su “La chiesa nel mondo”, denuncia la scelta della guerra - inutile ed oltraggiosa della dignità dell’uomo e del bene dei popoli - e ne propone il superamento attraverso il dialogo ed il confronto. In secondo luogo è stato denunciato lo scandalo in quanto il conflitto mondiale è stato anche un conflitto tra popoli cristiani. Sono state ricordate tutte le vittime in termini di perdite di vite umane in Italia ed in Europa; un autentico eccidio al quale vanno aggiunte la distruzione di case e di beni, l’abbandono delle terre, la spoliazione dei poveri, la divisione delle famiglie, il trasferimento di popoli. A questo si deve aggiungere lo stravolgimento della vita relazionale e sociale, la miseria e la mancanza di lavoro che provocherà anche nel Goriziano veri e propri esodi della popolazione dai paesi, oltre ad un centinaio di laici e 60 sacerdoti esiliati. Fare memoria ad Aquileia significa interrogarsi anche su elementi e movimenti che hanno dato vita alle varie forme di nazionalismo populista, al giusto rapporto tra stato e nazione, al recupero pieno etico e morale dell’idea di patria, oltre che al superamento dell’idea di redenzione che appare assolutamente sproporzionata e irricevibile non solo per i credenti. Le imminenti celebrazioni centenarie, pertanto, impongono un vero e proprio atto di cittadinanza per non disperdere i valori unitari, di una purificazione della scala dei valori imperniata attorno all’ideale di nazione e della cultura della belligeranza, della conquista e della retorica revanscista. Si tratta invece di recuperare modelli teologici e antropologici per dare senso ad una commemorazione che prima di tutto deve essere di rispetto dell’uomo per i morti. Tutti! Oltre i fronti ed i confini. L’incontro ad Aquileia - presenti con il parroco, le autorità comunali con lo stemma comunale, provinciali e regionali, il gruppo Ana e gli amici di Concordia et Pax - ha trovato nelle parole del sindaco uno stimolo a dare alle celebrazioni del centenario la giusta dimensione. La preghiera con la lettura delle beatitudini ha trovato la giusta collocazione finale che è stata accompagnata dagli inni italiano ed europeo e dal silenzio fuori ordinanza eseguito dalla banda S. Paolino. Il gruppo ha poi sostato a Gorizia presso la Sinagoga dove lo storico Podberøiœ ha evidenziato l’avvenimento che insieme la comunità italiana e slovena, hanno voluto ricordare il processo di riconoscimento di “giusti fra le nazioni” proposto per Andrej Vendramin di Salcano * che riunirebbe i tre di Nonantola presso Modena, che per motivi umanitari contribuirono a salvare un centinaio di giovani profughi ebrei: il sacerdote don Beccari, il medico Moreali ed appunto il Vendramin. Riconoscimento che viene attribuito dalla commissione della fondazione Yad Vashem. L’espressione Giusti tra le nazioni indica quelle persone non ebree che hanno contribuito a salvare ebrei nel periodo dell’Olocausto. Il termine è strettamente legato alla fondazione per la commemorazione museale e documentale Yad Vashem di Gerusalemme. Il titolo di “giusto” è stato sinora conferito a 24.811 persone di 47 paesi. La procedura per il riconoscimento di giusto viene avviata sulla base di testimonianze scritte di persone salvate o di testimoni. Nell’elenco dei giusti troviamo sette sloveni (Ivan Breskvar, Martina Levec Markoviå, Zora Piculin, Andrej Tumpej, Uroø Æun e Ivan e Ljubica Æupanœiœ) e 563 italiani. Nella storia che tratta del salvataggio dei bambini ebrei, un ruolo importante spetta a Joseph Ithai Indig (1917-1998), ebreo croato, appassionato sionista già dalla giovane età. Prima della guerra aveva aiutato numerosi ebrei nella loro fuga dai territori del Terzo reich. Il loro percorso avveniva dai vari paesi tedeschi attraverso la Jugoslavia e la Bulgaria verso Istambul e fino alla agognata terra promessa. Nella primavera del 1941, Joseph Indig, assieme a circa quaranta bambini ebrei provenienti da vari territori del Terzo reich, si trovava a Zagabria nell’allora NDH (Stato indipendente di Croazia), dove venivano arrestati. Fu aiutato da un impiegato italiano il quale gli consigliò di condurre i bambini nella zona di occupazione italiana. Lo stesso impiegato procurò a Indig i documenti necessari per poter trasferire i bambini nell’allora Provincia di Lubiana, che era sotto occupazione italiana. Indig ottenne il denaro necessario dall’organizzazione ebraica italiana DELASEM (Delegazione per l’Assistenza degli Emigrati Ebrei). In questo modo riuscì ad affittare a Lesno Brdo presso Vrhnika una vecchia villa e lì trasferire da Zagabria il gruppo di bambini ebrei. Nell’impresa fu aiutato da Eugenio Bolaffio, appartenente ad una nota famiglia ebrea goriziana, rappresentante dell’organizzazione DELASEM a Gorizia e Lubiana. Nel luglio 1942 il trasferimento a Villa Emma (Nonantola - Modena); dopo l’occupazione tedesca dell’8 settembre 1943 il trasferimento al seminario di Nonantola; poi la Svizzera dove rimasero ospiti fino alla fine della guerra e poi l’emigrazione. Con essi collaborò il maestro Andrej Vendramin, originario di Salcano, e per il quale - dopo la istruttoria - si è in attesa del riconoscimento di salvatore di ebrei durante l’olocausto. L’incontro a Gorizia si è concluso con la preghiera nella lingua di Vendramin e con l’omaggio alle vittime della shoah, la riflessione dell’on. Giorgio Brandolin, presente insieme all’assessore alla cultura Portelli, a quello del comune di Gorizia sig.ra Bellan ed al consigliere regionale Moretti.