Ai blocchi di partenza, il polo intermodaleForse, finalmente, il Friuli Venezia Giulia può prendere il volo. O il treno. O l’autobus.
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Da mesi si vedono gru, operai e macchinari mastodontici muoversi all’interno del cantiere, aperto di fronte all’aeroporto ronchese. E con lo zelo che contraddistingue le laboriose formiche gli operai si prodigano per la consegna di un’opera che necessita anche di una sua ragionevole spiegazione d’essere. Sembra ormai quasi normale che da uno scalo aeroportuale ci si possa muovere con semplicità e rapidità anche grazie agli altri mezzi di traporto, scendendo da un aereo a potendo a pochi passi raggiungere autocorriere, treni o la propria macchina. Eppure per molte altre realtà aeree la questione non è così scontata. Basti pensare a Venezia e alla ferrovia.
La novità per un aeroporto di dimensioni medie come quello ronchese sta proprio nella facilità, ideale, con la quale si potrà facilmente unire, quasi in un gioco immaginario di Tetris, i binari ad una pista di decollo, il tutto grazie al progetto del Polo Intermodale. Presentato qualche mese fa come la realizzazione che rivoluzionerà il concetto di ‘trasporto’ all’interno della forma mentis friulana, riuscirà il Polo ad essere all’altezza delle aspettative create, senza trasformarsi nel sufflè che, appena sfornato, si sgonfia? Certamente da ciò che i media locali hanno trasmesso, sia televisivamente che attraverso gli articoli scritti, il pubblico si attende un’area vasta, che tale non è, almeno secondo una stima ragionevole. Perché, va detto, lo spazio utilizzato è molto, ma non eccessivo. Tanto volume occuperanno i parcheggi a raso per ovvi motivi, ma prendendo in esame solamente la stazione ferroviaria e il parcheggio multipiano lo spazio si riduce notevolmente. Perché, si sa, al giorno d’oggi gli scali a rotaia non sono costruiti cercando anche la bellezza estetica come le stazioni da Belle Epoque o del Ventennio, ma devono rispettare semplicemente il motivo per cui sono state concepite: spazio per le macchine che emettono i biglietti, scale, ascensore, obliteratrici e una banchina. Questo è quanto. Con vista, poi, sui campi per chi attende i treni verso Cervignano. Stazione, quest’ultima, che assieme a Monfalcone si vedrà decisamente ridimensionata nel numero di corse servite: decisione ovvia, perché sarebbe stato inutile mantenere tre scali a distanze ravvicinate. Il collegamento è logico e veloce: ci si recherà tutti al Polo per prendere il treno, lasciando la macchina lì. E ciò sarà inevitabilmente un vantaggio per tutta la zona circostante. Come lo sarà per chi, dal Friuli collinare o dai monti vorrà prendere l’aereo e vorrà raggiungere l’aeroporto via treno, cosa prima impensabile se non con un cambio di mezzo e il raggiungimento, dunque, in corriera dello scalo. Ciò che, invece, il territorio vedrà per la prima volta sarà la passerella da 400 metri, che già troneggia sulla Strada Statale 14 e che fa bella mostra di sé, ma che, una volta completata, darà un tocco di estrema modernità all’intera opera, facendo rallentare gli automobilisti per osservarla ancora con più ammirazione. Opera che, se in qualche metropoli italica sarebbe sicuramente passata inosservata, a Ronchi desta e desterà stupore. Perché per una comunità come quella ronchese già possedere l’aeroporto nel proprio territorio comunale è un vanto, ospitare un’opera di interesse regionale triplo come il Polo sarà anche maggiore. Con ricadute sull’economia sia direttamente, nel paese, che per tutta la zona. E’ innegabile come la creazione di un centro unico per il raggiungimento del Friuli centro-meridionale come quello che prende piano piano forma darà uno slancio diverso e sicuramente nuovo anche al turismo: va ricordato anche come l’intera zona sarà tra poco collegata alla rimanente pista ciclabile grazie ad un tratto che sarà costruito sia verso Ronchi che verso Dobbia dall’amministrazione comunale ronchese, che ha già approvato il progetto. Insomma, dai monti al mare, finalmente anche l’Isontino sarà più raggiungibile, e, forse, perderà un po’ l’alone di Hic Sunt Leones che possiede nel Triveneto, quella nebbiolina di mistero che fa dire “c’è qualcosa ma non so bene cosa”. Ecco, ora lo si può venire a scoprire.
data di pubblicazione:
31-12-2017
autore: Ivan Bianchi | fonte: Nuova Iniziativa Isontina n.75 | tema: CRONACA
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