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HOME > Articoli e notizie:Rolando Cian: uomo di frontiera

Rolando Cian: uomo di frontiera

Tre questioni: formazione, politica e sindacato
LIBRI DEL CENTRO STUDI E DI INIZIATIVA ISONTINA

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Il dott. Cian in primo piano in occasione della “domenica delle scope” (agosto 1950)
Il dott. Cian in primo piano in occasione della “domenica delle scope” (agosto 1950)
Un libro si può presentare per capitoli - e quello al quale Centro studi e rivista hanno inteso dare vita è racchiuso in un unico grande tema intitolato “Una Biografia al crocevia di tante storie” (di Paolo Feltrin) e racconta la vicenda di Rolando Cian 1918-1948, cioè del tempo della formazione (Ferruccio Tassin); poi dell’esistenza del sindacalista (1949-1963) a cura di Franco Bentivogli ed, infine, l’attività in Regione e l’impegno nella Democrazia cristiana (1964-1979) a cura di Cristiana Moretto - o anche per tesi, nella prospettiva di farne oggetto di dibattito e di confronto anche nel futuro. In qualche modo, per dare continuità ad una ricerca ed ad una testimonianza - quella appunto del dottor Rolando Cian, “uomo di frontiera”, mettendo a fuoco il sottotitolo del libro che “parla di passione e coerenza tra sindacato e politica”, si è organizzata una presentazione speciale. In una parola, è stato un confronto che ha una doppia valenza: quella di presentare un lavoro curato dal prof. Feltrin dell’Università di Trieste per le edizioni Bibliolavoro; ma anche di sollecitare un utile provocazione su tematiche attualissime. Queste: valenza del tempo formativo nella vita delle persone; rilevanza fondante della Democrazia cristiana, secondo partito di ispirazione cattolica e alveo naturale di tante vocazioni anche istituzionali; infine, la questione della Cisl, principale sindacato cattolico, ieri oggi e domani? In una parola, un libro soprattutto una esistenza, quella del protagonista e dei suoi amici, che è soprattutto un elogio della politica con la “P” maiuscola e, quindi, una grande provocazione. Ieri come oggi. Una vicenda di periferia, tutto sommato, legata ad ambienti territoriali, ma che può assumere ed assurge ad una valenza specifica - nel senso di significato e prospettiva - a Gorizia e nel Paese. Una lezione di vita - come ha sottolineato nei saluti il sen. Alessandro Maran - che induce alla riscoperta del pensiero e della prassi nelle vicende personali e comunitarie in un tempo di grandi trasformazioni in atto per le persone e le comunità; oggi, poi, occorre coniugare istituzioni e democrazia nell’ampio contesto di una società lacerata ma che ha fatto propria la lezione del valore della diversità. Un’indicazione di speranza e di futuro. Una positiva premessa, appunto, per l’incontro che ha registrato un buon numero di amici attorno alla figura e l’opera del “goriziano” Rolando Cian per ricevere, dopo le immagini e le testimonianze vive del DVD realizzato in collaborazione con la Cisl regionale, anche il libro che ne approfondisce i caratteri e le specificità. Il dialogo, dopo i saluti del vicepresidente prof. Michele Bressan, è proseguito attorno alle tesi che il prof. Feltrin ha estrapolato dalla sua riflessione ed elaborazione e dal contributo degli altri autori del libro.
Formazione: scegliere la strada della politica e del sindacato - per la generazione degli uomini come Cian - è stata un’ambizione, una chiamata esigente proposta a quanti, radicati all’interno plurale ed insieme unico (Azione cattolica) del mondo cattolico intendevano darsi una prospettiva di vita e di futuro per sé e per gli altri. È stata una scelta abbracciata da migliaia e migliaia di persone. Il confronto con la comunità ecclesiale dell’oggi pone non pochi interrogativi. Politica: è insieme l’alveo ed il contesto dal quale prima si ispirano poi sbocciano e maturano vocazioni e personalità multiple, ricche di umanità e di conoscenze, di competenze e di moralità, di passione per l’uomo e per la comunità, per il bene comune. Di più - come del resto evidenzia la storia del dott. Cian - si tratta di personalità impegnate a credere nella valenza politica del messaggio cristiano ma senza integralismi e senza forzature, ritenendo le scelte politiche fatte sì in nome della fede ma sempre garantite da quella mediazione culturale che il Concilio indicherà come indispensabile. Una testimonianza di rispetto estremo della istituzioni, al servizio delle quali occorre tutti porsi nel rispetto delle scelte personali e collettive, dei partiti e delle situazioni. Una nota etica irrinunciabile per i crdenti. Sindacato: qualcuno ha parlato di avvisi arrivati in ritardo, comunque la presenza dei rappresentanti della Cisl al convegno sulla vita ed il pensiero di Cian ha evidenziato lo stato oggi del cammino del principale sindacato cattolico. Un sindacato alla costituzione del quale, egli si era battuto rompendo l’unità sindacale (1946) ed al quale ha offerto anni di servizio disinteressato con spirito cristiano e disponibilità. Infatti, aveva accettato di mettere se stesso (oltre che la sua famiglia) al servizio del radicamento e della crescita del sindacato anche in territori e zone del Paese dove più ardua e difficile era la rinascita e la costruzione di una società giusta, fuori dalle mafie e dalle raccomandazioni come fuori dalla miseria, chiamata cioè ad un riscatto vero e proprio. Essere sindacalisti - negli anni cinquanta - ha significato assumere una missione per la quale lasciare casa e terra per andare nel Meridione a offrire la propria collaborazione. È successo in Europa ma anche da noi. Il Paese è cambiato, il lavoro soprattutto e cambiato... ed il Sindacato? Quali strade e quali prospettive. Tanti spunti e temi per una evidenza precisa: la durezza della lotta politica non sconfigge mai il credente il quale è impegnato a riprendere la sua battaglia sempre. Anche oggi. Senza scoraggiamenti, ma anche avendo il coraggio di ripensare al modo di essere in politica, nel sindacato, nelle istituzioni, nella vita sociale e civile del paese di cui ci si sente figli e quindi corresponsabili. Il dibattito ha offerto alcuni interessanti spunti meritevoli di approfondimento. Il prof. Tassin - che ha indagato profondamente il mondo cattolico della bassa friulana, cioè la cultura all’interno della quale è nata e si è formata la coscienza e poi sono maturate le scelte delle persone impegnante in politica e sindacato - ha elencato la ricchezza delle opzioni che hanno costituito l’alveo spirituale di personalità cristiane adulte nella fede e nella determinazione. Tassin ha elencato nomi e protagonisti di stagioni di formazione cristiana con un preciso invito a testimoniare fuori delle sagrestie una fede responsabile; ha tracciato il percorso che collega le scelte degli anni quaranta con il cattolicesimo dell’ultimo ottocento, dell’inizio del secolo e del tempo del fascismo dove si è insegnata la insufficienza di coroncine e raccomandazioni e l’esigenza - per cristiani adulti nella fede - di legare spiritualità ad esigenze di riscatto dalla povertà della povera gente, testimonianza della carità con il cambiamento delle condizioni di vita, libertà e democrazia, abbandono di ogni forma di violenza ed imposizione per costruire nel dialogo e nella cooperazione. La lunga stagione del cattolicesimo sociale goriziano in politica si lega, dunque, con una stagione dove si è coniugata la lettura dei testi evangelici con la dottrina della chiesa nel sociale e con le esperienze politiche che coniugavano coscienza e politica, condanna per l’errore ma dialogo con tutti, pazienza e determinazione.

Franco Bentivogli - battagliero leader della Cisl di ieri e di oggi, in questo tempo travolgente protagonista di questa operazione - libro che deve a lui il suo traguardo - ha colto nelle tre provocazioni dell’incontro, una strada maestra per sottolineare appunto la centralità della politica, anche in momenti di decadenza. Una centralità da recuperare - al di là della strada dei sondaggi e degli opinionisti - avendo cura dello spessore dei formatori e della loro missione. In secondo luogo, combattendo contro ogni forma di ingiustizia: questa esigenza sta al centro di ogni progetto formativo, che ha metodi e fonti ispiratrici che occorre percorrere con fiducia, combattendo sia le confusioni tra fede, chiesa, parrocchia, sindacato e partito; soprattutto, preoccupandosi di sconfiggere la tentazione assicurarsi un posto e di migliorare la propria situazione personale. Il tempo che viviamo - con le poche luci e molte contraddizioni, ha concluso - impone il rilancio della visione del Concilio che è stata alla base di generazioni di esistenze che si sono spese nella politica e nel sindacato, non avendo dubbi di mettere in gioco la propria esistenza (e quella della famiglia), accettando di combattere battaglie difficili anche per la liberazione di mentalità meridionali legate a forme di schiavitù antiche moderne. Infine, Bentivogli, quasi in un impeto di testimonianza accorata e struggente, ha sottolineato - ieri come oggi - è richiesta la testimonianza personale non solo contro corrente ma per dare valori ad una società senza valori; si tratta di restituire valore purezza di intenzioni e forza a parole come servizio pubblico, bene comune, interesse comunitario, trasparenza, onestà, amore per gli altri... in quanto esse tendono a perdere ogni significato: peggio, ad essere tradite dai nuovi parolai della comunicazione

È toccato al sen. Diego Carpenedo, ingegnere di professione e dunque capace di mettere in ordine i termini della questione, ricordare sia i temi e le personalità della “grande politica” - come lui l’ha definita - del Friuli Venezia Giulia e della Dc, nelle tre fasi della ricostruzione, della costituzione della Regione e della ricostruzione dopo il terremoto. Dalle crisi - dunque anche da questa - si esce con “un di più di politica e di democrazia”, cioè di fiducia coniugata a competenza ideale e professionale, in una gestione distinta ma unitaria, a servizio delle istituzioni, abbandonando logiche di spartizione e di occupazione delle stesse. La politica del Friuli Venezia Giulia ha toccato vertici alti quando ha rispettato queste regole, allargando sia il consenso sociale ma anche imponendo scelte unitarie per il bene comune. E, domani? Carpenedo non si è sottratto alla richiesta con tre riflessioni: “il mondo cattolico è come ipnotizzato dal dopo” - vedi testimonianza Ciccardini - ma la strada maestra è appunto quella ricordata e cioè dalla crisi si esce con più politica e più democrazia. In secondo luogo, al primo posto vanno poste le regole - diritto e politica e il rispetto delle istituzioni - al di là di ogni tentazione giustizialista. Infine, molte decisioni sfuggono o neon possono essere assunte, se non si trova il modo di affrontare il buco del debito pubblico; chi opera nelle istituzioni deve farlo senza appunto lasciare debiti alle generazioni che verranno.

L’incontro di presentazione del libro, ha messo a fuoco questioni e interessi, soprattutto ha invitato a leggere dentro alle vicende della vita di uomini come il dottor Cian - e comunque ad una schiera di altri che hanno operato con uguale determinazione - lo specifico cristiano: non si tratta di esercizi verbali per enucleare spiritualità e speciali ispirazioni. Nel capitolo finale, la postazione, chi firma questa cronaca, si è soffermato a cogliere nel progetto formativo che sta alla base di queste personalità cristiane adulte, alcuni elementi utili a delinearne i contorni e la consistenza. Il punto di partenza è stato sicuramente - secondo il metodo dell’Azione cattolica italiana - preghiera azione e sacrificio. Intendendo per essi non altro che una coraggiosa applicazione del “vedere, giudicare ed agire”, i tre verbi che stanno alla base non di una testimonianza cristiana che vive nel mondo e che all’interno della “incarnazione” può trovare la risposta all’ansia delle beatitudini e all’abbandono del giudizio finale. Questo crogiolo purificante è in grado di far emergere vocazioni coraggiose e combattive, testimonianze coraggiose e coerenti, ma anche militanze che non hanno paura del nuovo con il quale vogliono misurarsi, come è capitato anche al dottor Cian nella fase finale della propria esistenza. Tutto, in definitiva, prende spunto e luce, nella decisione che il giovane magistrato seppe prendere alla pretura di Cormons quando, dovendo giudicare una donna per il furto di una bicicletta, non si sente di condannarla, ma abbandona la toga nella condizione che occorreva fare qualcosa di più: aiutare lei e tutti gli altri a non trovarsi nella condizione di chi è costretto a commette un attentato alle leggi e alle consuetudini. È la lezione dell’impegno politico - come primario ed in sintonia con ogni battaglia sia per la eticità dei comportamenti e per la rilevanza del diritto - e sollecita ad un coinvolgimento più ampio, accettando le logiche della ricerca di soluzioni, di adeguamento delle leggi, di promozione di stili di vita atti a segnare un punto di vantaggio per il riscatto delle persone e per la costruzione di una società più giusta e libera. Si tratta, in altre parole, della premessa della lezione del Concilio. Un Concilio che laici e sacerdoti, educatori e testimoni, hanno scritto prima della composizione delle costituzioni conciliari perché erano già in sintonia con il sentire del Vangelo ma avevano anche saputo ascoltare il grido dei poveri e degli ultimi.

 
data di pubblicazione: 31-12-2013
autore: Renzo Boscarol | fonte: Nuova Iniziativa Isontina n.63 | tema: POLITICA
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