In pochi mesi un breve quanto inesorabile male ha lasciato senza scampo questo nostro amico, davvero unico in tanti aspetti della storia locale ed esemplare in quelli sociali e familiari; straordinario soprattutto per la capacità di far bene ogni attività nelle quali si misurava e nella memoria sbalorditiva di quanto leggeva e trovava nelle sue ricerche.
Resterà per noi e in città “quello dei Rabatta”: si deve infatti alla sua personale dedizione la vera e propria riscoperta di questa famiglia fiorentina, venuta proprio dal paese di Rabatta (Comune adesso di Borgo S. Lorenzo nel Mugello), divenuta nell’intero arco della Contea una delle casate di maggiore rilievo istituzionale e sociale a Gorizia e nel Goriziano.
Apice delle sue ricerche la gita proprio al Comune di S. Lorenzo, dieci anni fa, il “suo giorno”, quando nella sala del Consiglio Comunale, presenti una cinquantina di amici e personalità goriziane, consegnò la copia dell’albero genealogico che pochi mesi prima era riuscito a trovare in originale, dopo anni di ricerche, illustrando la sintesi della storia di quella famiglia con date e citazioni che lasciarono i presenti ammirati e (per quanti non lo conoscevano) assolutamente stupiti.
Tutto era iniziato verso la fine degli anni ’70, quando, abitando ancora in via Colobini, veniva dopo cena (e dopo i pesanti turni di lavoro alla centrale elettrica di Monfalcone) a fare le tracce con punta e martello per l’indispensabile nuovo impianto elettrico del Palazzo Rabatta; mesi e mesi di puro volontariato che andarono poi “in fumo” con l’incendio di qualche anno dopo.
Incendio e quasi totale ristrutturazione che lo videro curioso ed accurato raccoglitore di cocci, rifiuti,scarti piccoli e grandi che per lui, saggiamente, potevano essere utili reperti storici, come infatti risultò dai successivi confronti con la locale Sovrintendenza; da quel momento fiorì la sua autentica passione per la storia dei Rabatta e successivamente per la storia medievale goriziana. Sotto l’egida del Centro e della nostra rivista e grazie al sostegno della camera di Commercio presieduta da Enzo Bevilacqua, venne pubblicato il primo libro (“i Rabatta a Gorizia”), mentre negli anni diventò un costante collaboratore della rivista “Il nestri Borg” di Borgo S. Rocco, pubblicando regolarmente le sue ricerche storiche su famiglie, complessi edilizi, contesti locali, sempre densi di dettagli e curiosità sconosciuti.
La ricostruzione degli alberi geneaologici era una sua specialità: gli avevo chiesto se poteva farlo per me in occasione di un raduno di parenti; in venti giorni mi ha portato a casa, scritto a matita su carta recuperata, l’intero percorso famigliare dall’inizio del ’600 in poi, riportando al dettaglio nomi, cognomi, luoghi, date e professioni di decine di miei antenati, dei quali citava a memoria i dati salienti e le particolarità. Anche con le carenze documentali che fatti specifici (guerre, incendi e altre calamità) avevano provocato.
Marito e padre esemplare di cinque figli, curava personalmente per tutta la vita l’orto di casa, sia in via Colobini, sia e molto di più (perché era molto più grande) in via del Carso dove si era trasferito ristrutturando “fisicamente” con le sue mani la vecchissima casa che aveva faticosamente acquistato dopo lo sfratto. Orto che produceva quantità enorme di prodotti di elevata qualità che portava quotidianamente e personalmente ad amici e conoscenti, con il piacere evidente e l’implicito orgoglio di regalare una cosa buona e “fatta con le sue mani”. L’avesse portata al mercato avrebbe fatto una fortuna.
Per la sua (nuova e prima) casa, mentre per le parti strutturali (fondazioni, scale, solai, pilastri) si era fatto aiutare da un esperto muratore, tutto il resto lo ha fatto da solo, recuperando pazientemente quanto trovava utile negli “scarti” di demolizioni in corso in città e dintorni: travi in legno riadattate a misura, porte e finestre, scuri compresi, coppi, tavelle e tavolati per il tetto, tavole per il rivestimento delle scale interne, parchetti per i pavimenti: tutto ripristinato, riverniciato e messo in opera da solo.
Un autentico miracolo di pazienza (un paio d’anni di duro sacrificio in quanto non era ancora in pensione), di capacità professionale, di arguzia per intuire la soluzione migliore nel riciclare quanto era possibile.
È stato così in tutto e i suoi famigliari potrebbero testimoniarlo con tutta una lunga serie di esperienze analoghe nelle caratteristiche salienti della vita passata con lui; qui abbiamo voluto semplicemente quanto doverosamente tratteggiare la personalità “comunitaria”, quella che ha lasciato un segno forte nella ricerca storica goriziana e per la quale siamo grati a Giorgio.