Questo breve articolo riassume la relazione redatta nel gennaio 1973 dal dottor Giovanni Manzini intitolata “Vita Sanitaria a Gorizia negli ultimi cinquanta anni”. Lo scritto riporta diverse notizie, alcune sul progresso della medicina in generale dalla metà dell’800 con gli studi di Koch, Neisser e Schaudin sui germi delle malattie contagiose, con la scoperta della cura della rabbia da parte di Pasteur e quella della difterite avvenuta nel 1895 grazie a Behring. Per quanto riguarda la parte della medicina più vicina ai bisogni immediati degli ammalati, lo scrittore ci racconta che agli inizi degli anni 20 la ricettazione era del tutto galenica.
Il medico doveva quindi indicare al farmacista le dosi necessarie alla preparazione della medicina, quest’ultimo doveva quindi preparare il composto che solitamente era assunto dai pazienti sotto forma di pillola, polvere o decotto per via orale anche se s’iniziavano già a praticare le prime iniezioni sottocutanee o endomuscolari.
La chirurgia a quel tempo stava muovendo appena i primi passi, anche un’operazione banale come l’appendicite era trattata allora con molta serietà; l’operazione chirurgica era sconsigliata sopra ai sessanta anni.
Da notare che all’epoca in pratica tutti i medici che svolgevano la professione a Gorizia provenivano da scuole di medicina austriache: il dott. Volfango Weinlechner e il professor Luigi Sussi, primi chirurghi, il prof. D’Osvaldo il primo a operare sugli occhi, il prof. De Gironcoli primo urologo. Fino a prima della Grande Guerra a Gorizia non esistevano medici specialisti, questi fra l’altro si formavano in maniera autonoma, non esistendo scuole di specializzazione, studiando e perfezionandosi in una branca della medicina ed esercitando solo quella. Le analisi di laboratorio erano esclusivamente quelle che il medico riusciva a eseguire presso il suo studio, anche la radiologia stava muovendo appena i primi passi e il primo apparecchio radiologico Goriziano funzionò in Via Seminario grazie all’iniziativa dei dott. Bader prima e del dott. Smerchinich poi.
Fino a prima del 1900 a Gorizia non c’erano dei veri dentisti ma solo delle persone che praticavano l’estirpazione dei denti. I poveri si potevano rivolgere all’ospedale Fate Bene Fratelli, dove operava un frate abbastanza specializzato in questa materia. Subito dopo il 1900 arrivarono anche a Gorizia i primi veri dentisti, anche questi di scuola Viennese come i dott. Pikel e Schorl e diversi tecnici dentisti come i fratelli Koll, il Nezbandt e Berka; dopo la guerra si aggiunsero i dott. Franzoni e Franco.
Dopo la seconda guerra mondiale si ha l’esplosione della medicina e della classe medica. Con la scoperta della penicillina da parte di Fleming sono sconfitte diverse malattie prima considerate inguaribili, alcune infettive come la polmonite, il tifo e la meningite; scompaiono quasi del tutto la tubercolosi e la difterite.
Da notare che la tubercolosi era una malattia che flagellava particolarmente la città di Gorizia dato il grande numero di ammalati che qui si recavano per le cure, specialmente dall’Austria, attratti dalla bellezza del posto e dal clima che fecero meritare alla città l’appellativo di “Nizza Austriaca”; purtroppo il rovescio della medaglia era che l’alto numero di pazienti finì con il contagiare il resto della popolazione.
Al calo repentino dei casi di tubercolosi tra il 1945 e il 1970 si contrappone l’aumento dei casi di malattie tumorali e di quelle legate ai problemi cardiovascolari. L’aspettativa di vita passa dai trentasette anni del 1913 ai sessantasette del 1970. Dopo la seconda guerra mondiale è scoperto il cortisone e gli antidiabetici chimici e gli antibiotici e si approfondisce la conoscenza degli ormoni; è un periodo in cui la medicina fa’ passi da gigante. Le farmacie a Gorizia prima della Grande Guerra erano 5 (quella di Piazza Vittoria e quella di Via Carducci le più note).
Alla fine del conflitto ne sono aperte altre due cui si 50 ANNI DI SANITÀ Roberto MARTINA Il dott. Giovanni Manzini con la sua relazione “Vita Sanitaria a Gorizia negli ultimi cinquanta anni“ si propose di ricordare gli innumerevoli progressi che la scienza medica ha ottenuto, in special modo dalla fine del XIX secolo, e la condizione generale della sanità goriziana fino al 1960. Un periodo in cui si ebbe una crescente attenzione verso i problemi della salute, ma pur risolvendone molti, ha lasciato alle generazioni future molte sfide ancora da vincere. A distanza di trentanove anni, avendo recuperato il documento originale, proponiamo all’attenzione dei lettori un sunto di quello scritto. nuova INIZIATIVA ISONTINA N. 60 38 STORIA aggiungono, dopo la seconda guerra mondiale, quelle di Lucinico e Straccis. I farmacisti goriziani preparavano per i loro colleghi austriaci un prodotto chiamato “ Acqua di Lauro Ceraso” essendo Gorizia piena di siepi di quella pianta, ed era un prodotto indicato per alleviare i dolori gastrointestinali. Alla fine della prima Guerra Mondiale questo commercio cessò definitivamente.
Per quanto riguarda l’edilizia ospedaliera cittadina si ha notizia di un primo ospedale che nel 1300 si trovava nei pressi del Duomo, ma le ricerche effettuate nella zona non hanno portato alla scoperta di nessuna traccia.
Nel 1400 esisteva un ospedale nella Via Garibaldi, ma questo in realtà era solo un ricovero femminile ed ha funzionato fino alla metà del 700. Nel 1665 i Fate Bene Fratelli aprirono un ospedale in Piazzutta, e poiché questo si rivelò presto insufficiente, fu trasferito in Via Diaz, dove nel 1753 un nobile di origine spagnola Alvarez aveva a sua volta costruito un ricovero per le donne. Verso la fine dell’800, diventato troppo piccolo anche questo sito, il comune decise di costruire in Via Dreossi, l’attuale Via Alviano, un ospedale per sole donne con gli uomini che rimangono ricoverati in Via Diaz. L’ospedale di Via Alviano venne però completamente raso al suolo durante la prima Guerra Mondiale. Da notare che fino alla costruzione dell’ospedale psichiatrico di Via Vittorio Veneto, i malati di mente erano ricoverati, secondo il sesso, nelle strutture mediche sopra citate.
All’assistenza delle persone anziane fu dedicata la costruzione di una casa di riposo, inaugurata nel 1900 in occasione dei festeggiamenti per i 400 anni di appartenenza della città all’Impero d’Austria alla presenza di Francesco Giuseppe, ma anche questa struttura fu distrutta dalla furia della Grande Guerra.
Alla fine del conflitto, in città rimase operante il solo ospedale dei Fate Bene Fratelli, del tutto insufficiente; grazie all’iniziativa dei dott. Bader e Morpurgo si aprì un ospedale in Via Brigata Pavia, con i reparti di ostetricia e chirurgia, dove durante la guerra aveva funzionato un ospedale da campo e a questa struttura si aggiunse nel 1927 l’ospedale di Via Casa Rossa costruito sulle rovine della precedente struttura dove trovarono posto i reparti di medicina, otorino e oculistica. In questo periodo i Fate Bene Fratelli comprano Villa San Giusto, dove aprono un ospedale privato. Con la costruzione dell’Ospedale di Via Vittorio Veneto (iniziata nel 1936), nel 1960 si ha il trasferimento di tutti gli ammalati in quella struttura che veniva ad affiancare l’edificio dell’ospedale sanatoriale costruito tra il 1930 e il 1932 il quale doveva in un primo momento, essere costruito sull’altopiano di Tarnova, ma che fortunatamente, una giornata particolarmente ventosa durante un sopralluogo in vista della futura costruzione, fece decidere la commissione per il sito di Gorizia.
Per quanto riguarda i cimiteri si sa che il primo sorse nel 1325 nell’attuale Piazza Sant’Antonio e nel 1351 è trasferito nei pressi del Duomo nell’odierna Piazza Cavour.
Si hanno poi notizie di cimiteri funzionanti nel 1500 in Via San Giovanni, tra il 1682 e il 1760 di uno nella zona di Via Cappella, dove oggi si trova l’edificio delle scuole elementari; nel 1823 è aperto il cimitero nell’area dell’attuale Parco della Rimembranza ma con lo sviluppo della città in direzione della ferrovia meridionale questo è chiuso e se ne apre un altro in Località Grazzigna nella zona dell’attuale Nova Gorica. Gli eventi bellici della prima Guerra Mondiale fanno cessare l’uso di questo sito che si trova in pratica sulla linea del fronte e fanno si che se ne apra uno di fronte alla chiesa dei Cappuccini. Dal 1918 è funzionante il cimitero di Via Trieste.
Il sito del cimitero per la comunità ebraica allora esistente in città è in Valdirose, dove ancora oggi si può vedere.
L’augurio del dott. Manzini era quello che le future generazioni riuscissero a debellare malattie molto gravi come i tumori. Sebbene i problemi della sanità Italiana e goriziana siano sotto gli occhi di tutti, l’Italia e Gorizia hanno saputo fornire alle scienze tanti medici e ricercatori preparati che hanno dato, e tuttora danno la speranza che quell’augurio possa essere presto esaudito.